Pillola su Bresson 2

11Mai come in questo scatto “l’anonimato” assume il nome preciso del maestro Bresson; è uno scatto che porta la sua firma e il suo stile e, anche se i volti delle figure sono a noi tutti celati, rimandano con forza l’espressività ricercata, un’espressività anonima certo, ma che si costruisce attraverso la composizione.

Il punto di forza del nero (dalla forma tondeggiante) dell’ombrello, ferma lo sguardo e lo spinge verso due distinte direzioni: da una parte i corpi distesi delle figure in primo piano, dall’altra la diagonale degli altri bagnanti in riva al mare, che perdono lentamente profondità di campo.

E’ un’immagine di simmetrie e contrari: tutti gli uomini sono di spalle o comunque con il volto coperto, ma soltanto le due figure in primo piano si presentano completamente distese, mentre il resto delle persone è seduta o leggermente poggiata sui gomiti. Tutti sono rivolti verso il mare, mentre l’uomo e la donna sono nella nostra direzione e, tra l’altro, una con l’addome in giù, l’altro in su, entrambi però con le gambe accavallate.

I toni della pellicola abbastanza morbidi permettono di nascondere la figura della bambina, che si confonde con i ciottoli della spiaggia, in una strana prospettiva che le assegna quasi le dimensioni della scarpa dell’uomo sdraiato.

A livello tematico, la volontà di separare nettamente le due figure predominanti dal resto delle persone, potrebbe rappresentare il desiderio di raccontarne silenziosamente la storia: due innamorati senza nome o identità che diventano “protagonisti” dello scatto stesso.

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